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“Polar Human Circle” is the fifth album by Raven Sad, a project born in 2005 on the initiative of multi-instrumentalist and main composer Samuele Santanna; since the previous “The Leaf and the Wing” (2021) the band’s line-up enjoys a solidity that perfectly reflect in the seven tracks of this work.

“Polar Human Circle” is another enthralling progressive journey through intense soundscapes with a strong evocative power, a concept whose lyrics, sung by Gabriele Marconcini’s expressive voice, lead the listener to question our species’ actual survival ability. Within an international-scope sonic texture which, thanks to a hard edge and obscure side – unprecedented in the band’s music style – blends 90s prog-metal (Queensrÿche) with more modern sounds (Riverside, Porcupine Tree, but also Marillion’s most recent works), Raven Sad combine songs here shorter and more immediate than in the past with an epic title track that, in almost 27 minutes, unfolds among psychedelia, orchestral sections and dissonant fugues.

Raven Sad also relied once again on Sonoria Studio (Prato, Italy) whose owner Andrea Benassai took care of the album’s orchestral arrangements too; on the iconographic side of things, the sidereal and tangible photographs by Gustav Willeit play an equally important role, constituting an essential visual element and a concrete scenery along the journey of “Polar Human Circle” towards the borders of civilisation.


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“Polar Human Circle” è il quinto album firmato Raven Sad, progetto nato nel 2005 su iniziativa di Samuele Santanna, polistrumentista e principale compositore di un gruppo che dal precedente “The Leaf and the Wing” (2021) ha trovato una stabilità e una solidità a livelli di formazione che si riflettono perfettamente nei sette brani di questo lavoro.

“Polar Human Circle” è un altro coinvolgente viaggio a tinte progressive attraverso paesaggi sonori intensi e dalla forte carica evocativa, un concept i cui testi, cantati dall’espressiva voce di Gabriele Marconcini, portano l’ascoltatore a interrogarsi sulla effettiva capacità di salvezza della nostra specie. In un tessuto sonoro dal respiro internazionale, che grazie a una componente hard e oscura inedita per la band unisce il prog-metal anni ’90 (Queensrÿche) a sonorità più moderne (Riverside, Porcupine Tree, ma anche i Marillion più recenti), i Raven Sad affiancano a brani più brevi e agili rispetto al passato un’epica title-track, che in quasi 27 minuti di durata si snoda tra psichedelia, inserti orchestrali e fughe dissonanti.

I Raven Sad si sono inoltre nuovamente affidati ai Sonoria Studio di Andrea Benassai, qui anche in veste di arrangiatore orchestrale, mentre a livello iconografico gioca un ruolo altrettanto importante la componente siderale e materica delle immagini di Gustav Willeit, elemento visuale imprescindibile e concreto scenario lungo il viaggio di “Polar Human Circle” verso i confini della civiltà.